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Il Parto nella Cavalla

March 26, 2013

Posted by SBSI in Gestione Della Fattrice

Nella nostra ultima newsletter abbiamo preso in considerazione come organizzarsi e prepararsi per il parto. E’ assolutamente necessario essere ben preparati per l’evento parto, in modo da garantire il miglior risultato possibile. In questo articolo vengono discussi gli stadi del parto e le variazioni ormonali che si verificano nella cavalla durante questo incredibile processo fisiologico.

Hormone 2

Nell’ultimo periodo della gravidanza il feto cresce rapidamente sia in dimensioni che in peso e la fattrice si prepara per la lattazione ed il parto. Sono sei i principali ormoni responsabili per la preparazione del feto e della fattrice per l’evento parto.

  • Il livello degli Estrogeni totali diminuisce con l’avvicinarsi della fattrice al termine della gravidanza. Gli estrogeni sono prodotti dalle gonadi fetali, raggiungono il loro massimo all’ottavo mese di gestazione e diminuiscono durante l’ultimo trimestre. Al contrario, il livello di Estradiolo-17β (E2) aumenta in modo da avere un effetto locale che stimola i recettori miometriali per l’ossitocina e può facilitare la sintesi di prostaglandine F2α (PGF2α). Gli alti livelli di estrogeni a fine gravidanza aiutano la cavalla a rispondere alle produzioni elevate di ossitocina e ad espletare le contrazioni uterine necessarie per partorire.
  • Il Progesterone è l’ormone che viene solitamente associato alla gravidanza ma viene prodotto solo dal corpo luteo mentre, da metà gestazione, viene sostituito da progestinici denominati 5α-pregnanes che sono prodotti dalla unità feto-placentare. Con l’avvicinarsi del parto i progestinici diminuiscono e raggiungono il loro livello minimo dopo la nascita del puledro. Gli effetti specifici di queste sostanze ormonali sono sconosciuti anche se pare che aiutino a mantenere quiescente l’utero della cavalla.
  • I livelli di Relaxina aumentano nella seconda parte della gestazione ed hanno il loro picco durante il secondo stadio del parto, quando le secrezioni pulsatili di ossitocina sono al loro massimo. La Relaxina é anche parzialmente responsabile dei cambiamenti che si verificano a fine gravidanza nei confronti di perineo, coda e vulva della cavalla. 
  • I livelli di Prostaglandina E2 aumentano verso la fine della gravidanza e durante il primo stadio del parto ed agiscono sinergicamente con la Relaxina per rilassare la cervice della cavalla e per rendere più sensibile l’endometrio agli elevati livelli di altre prostaglandine che si osservano durante il secondo stadio del parto.
  • L’Ossitocina viene prodotta dall’ipofosi posteriore e rimane a livelli molto bassi fino al secondo stadio del parto. Durante questa fase del parto, come verrà discusso nella seconda parte di questo articolo, la presenza del feto nel canale del parto produce un feedback neuroendocrino positivo (Riflesso di Ferguson) che causa considerevoli contrazioni uterine.
  • Il Cortisolo è un ormone che riveste un ruolo molto importante durante l’evento parto ed infatti la produzione di questa sostanza si verifica nelle 24-48 ore precedenti l’espulsione del feto. L’aumento di cortisolo dipende dalla maturazione delle ghiandole surrenali del feto e dalla loro capacità di reagire agli stimoli che fanno loro produrre cortisolo. La capacità del feto di rispondere alle stimolazioni dell’ACTH e di produrre cortisolo è responsabile della sopravvivenza del neonato al di fuori dell’ambiente uterino. Gli aumentati livelli di cortisolo alterano le capacità produttive di steroidi da parte della placenta e la stimolano a secernere estrogeni invece di progestinici. Inoltre, il cortisolo è anche responsabile della maturazione finale dell’apparato respiratorio e gastrointestinale del puledro.

Tutti questi cambiamenti ormonali che si verificano sia nel feto che nella cavalla, rendono molto difficile capire come realmente si esplicano durante il parto: tale evento si divide in tre fasi durante i quali si verificano eventi sia all’esterno che all’interno della cavalla.

Fase I

Stage 1 La prima fase del parto inizia con contrazioni uterine non elevate che si verificano in seguito a minime secrezioni di ossitocina da parte dell’ipofisi posteriore e dall’aumentata produzione di prostaglandine (PG) che aiutano a posizionare correttamente il feto. In questa fase il feto è posizionato “a pancia in su” nella parte ventrale dell’addome della cavalla, con testa ed arti flessi. Perché si verifichi un parto normale il feto deve prima ruotare su se stesso ed estendere sia la testa che gli arti anteriori. Dopo che si è verificato questo evento, solitamente il feto si trova con gli arti anteriori all’interno della cervice ed è posizionato in posizione cranio-longitudinale con la schiena rivolta verso l’alto e testa ed arti anteriori completamente estesi. A questo punto secrezioni minime di PG provocano sudorazione della cavalla e, in sinergia con l’ossitocina, contrazioni uterine che determinano lievi sintomi colici come macchie di sudore, dolori e perdite di latte. Il fatto che l’ossitocina è responsabile sia della fuoriuscita di latte dalle mammelle che delle contrazioni uterine, provoca la comparsa contemporanea di questi sintomi clinici nella cavalla.

La prima fase del parto dura 1-4 ore e la cavalla è in grado di rallentarla in modo da poter partorire quando si sente più a proprio agio. Questa fase è solitamente più breve nelle cavalle che hanno partorito più volte e finisce improvvisamente con la rottura della membrana corion- allontoidea (“rottura delle acque”).

Fase II

Stage 2 Nella cavalla, la seconda fase, altrimenti considerata come il parto vero e proprio, si verifica molto velocemente a differenza di quanto succede in altre specie animali. Non appena i piedi del feto si introducono nella cervice della cavalla, la dilatazione di questo organo e della parte anteriore della vagina provocano un aumento della secrezione di ossitocina da parte dell’ipofisi posteriore. Il completamento di questa produzione neuroendocrina viene denominato Riflesso di Ferguson, e provoca contrazioni uterine molto forti che, assieme a quelle addominali aiutano la fuoriuscita del feto attraverso il canale del parto. Il primo tessuto che fuoriesce dalla vulva della cavalla è una membrana grigiastra (amnion) che viene poi seguita dai piedi anteriori, dal naso e dalle spalle del puledro che sono la regione anatomica che più difficilmente attraversano il canale pelvico. La seconda fase termina non appena il feto attraversa la vulva e, a questo punto, inizia la terza fase del parto.

Una delle cose più impressionanti del parto della cavalla è che la seconda fase dura solamente dai 10 ai 30 minuti. E’ utile ricordare che, se questa fase dura oltre i 30 minuti, le probabilità che si verifichino complicazioni a carico della fattrice, malattie neonatali o morte del feto aumentano considerevolmente.

Un aumento di 10 minuti (oltre i 30 canonici) nella durata della seconda fase corrisponde, ad un aumento del 10% di morte fetale e del 16% di non sopravvivenza nel caso un neonato venga ospedalizzato.

Nel caso in cui, dopo 20 minuti dalla rottura delle acque, nessuna parte del feto appare all’esterno della vulva, è assolutamente consigliabile valutare la possibilità che si sia verificato un malposizionamento del feto (distocia). L’incidenza delle distocie nella cavalla varia dal 5 al 10% ed è pertanto essere un evento nei cui confronti si deve pianificare una procedura di intervento.

Fase III

foaling mare La terza fase del parto inizia nel momento in cui tutto il puledro si trova al di fuori della fattrice, consiste nell’espulsione delle membrane fetali (placenta) e può durare da 15 minuti a 3 ore. Le membrane fetali dovrebbero essere espulse entro le 3 ore dalla nascita del puledro e, nel caso in cui ciò non si verifichi, la situazione deve essere considerata un’urgenza che richiede l’intervento del veterinario.

La terza fase del parto dura in media 1.5 ore, ma è comunque molto probabile che la placenta venga espulsa quando la cavalla si alza in piedi dopo il parto o quando il puledro inizia ad allattare. E’ utile ricordare che la secrezione di ossitocina che segue al parto provoca la fuoriuscita di latte dalle mammelle e contrazioni uterine che aiutano l’espulsione delle membrane fetali. Ogni placenta dovrebbe essere esaminata per il proprio peso, per la presenza di anomalie patologiche e per il fatto di essere stata espulsa in toto.

Nelle prossime newsletters discuteremo alcuni argomenti relativi al calore da parto, all’involuzione uterine, all’attività ovarica o alle attenzioni da rivolgere al puledro neonato.


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